| Allora gente,mi prendo tutto il tempo e lo spazio per riflettere non solo su quest'ultimo brano, ma anche sulla produzione nanniniana degli ultimi 5 anni. E lo faccio svestendo completamente i panni della fan di Gianna Nannini. Ovvero una donna e una cantante, che faccio fatica a riconoscere in brani come questo. Sono la prima persona che, da almeno 7/8 anni, accetta e comprende che una cantante, raggiunta la soglia di una certa età, possa modificare il suo repertorio stravolgendo le melodie ed esplorando nuovi stili. Melodie e stili che più si adattino alle energie residue e all'intensità canora.
Premesso questo, io stramaledico il giorno in cui gli archi e i coretti sono entrati nella sua vita. Sono entrati e, contestualmente, ne è uscita l'anima (legata ai contenuti, ovvero ai testi) e la grinta (legata ai ritmi). Se giustifico il rallentamento dei ritmi, per il motivo esposto nelle righe precedenti, non comprendo e accetto questa mediocrità di testi, l'assenza di ritmicità sillabica, per non dire l'elementarità puerile delle rime (che si basano esclusivamente su vaghe assonanze tra le parole).
Come suggerisce Stampacina, coretti, ululati sgraziati al termine delle frasi, impennate improvvise e dissonanti dei suoni, rendono questo brano un orrendo "parlato" su sottofondo musicale.
Mi chiedo (e ormai sono anni), se non sarebbe il caso di trovare un onesto paroliere (come qualsiasi cantante ha), una melodia piacevole con un bel ritornello e mettere insieme FINALMENTE qualcosa che ci resti nel cuore e ci faccia cantare a squarciagola, come accadeva una volta. E porre fine una volta per tutte a queste miscellanee melense, senza capo né coda.
signore ti prego, mettici una pezza!
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